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Guerra Ucraina

Scavando fra le macerie di Okhmatdyt

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Le scene viste in queste ore hanno toccato le corde più profonde del mondo civile, ma non si può dire altrettanto riguardo a chi ha causato tutto questo dolore

Kyiv – Mentre scrivo questo articolo le autorità locali stanno provvedendo all’identificazione del corpo senza vita di un’altra donna, rinvenuto fra le macerie prodotte dal vile attacco missilistico russo dell’8 luglio contro le strutture ospedaliere di Kyiv. Le operazioni di salvataggio sono continuate infatti per tutta la notte, coinvolgendo almeno mezzo migliaio di soccorritori. Secondo la polizia nazionale sarebbero già morte 42 persone (fra cui quattro bambini), mentre il numero dei feriti (molti, purtroppo, gravi) sarebbe d’oltre 200. Potendo operare solo al 20% delle proprie possibilità, il centro ospedaliero “Okhmatdyt” è stato in larga parte sgomberato dalle autorità, che hanno provveduto nelle scorse ore al trasferimento dei suoi pazienti in altri nosocomi: 64 in quelli di Kyiv, 6 a Dnipro e 29 a Kryvyj Rih, sebbene essa stessa sia stata teatro recente di un’altra carneficina. Lì un missile russo ha infatti centrato in pieno l’altro ieri l’edificio amministrativo della Northern GZK di Metinvest, uccidendo sul colpo una decina di persone e ferendone almeno tre volte di più.

I risultati delle perizie balistiche hanno fugato ogni dubbio sull’intenzionalità di tali attacchi, smascherando ancora una volta le menzogne messe nel frattempo in Rete dalle agenzie stampa pilotate dal Cremlino. A conferma di quanto scrissi ieri su queste pagine dopo averne visto i frammenti, a colpire intenzionalmente uno dei centri ospedalieri più rinomati di tutto il Paese è stato infatti un missile Kh/X-101, esploso centrando l’obiettivo impostato senz’alcun intervento da parte della contraerea di Kyiv.

Sette persone hanno invece perso la vita a causa dei detriti d’un missile russo che sono caduti su un altro centro ospedaliero della Capitale, situato nel quartiere Dniprovskyj. Si tratta di cinque medici e due pazienti della clinica “Adonis”, morti nello stesso violento attacco che ha causato il danneggiamento del reparto di maternità della clinica privata “Isida”. Fra gli eroi che nelle scorse ore hanno messo a repentaglio la propria vita pur di salvarne quante più possibile è balzata agli onori della cronaca la storia d’un medico che ha avuto la freddezza di continuare un delicato intervento al cuore su un bimbo nonostante la sala operatoria in cui stava operando fosse stata parzialmente distrutta e lui avesse riportato una grave ferita alla testa a causa d’un grosso frammento tagliente schizzato nell’esplosione. Mentre le urla d’altri bambini rimasti intrappolati sotto le macerie si facevano sempre più strazianti, decine d’altri eroi che avevano già saputo dimostrare il proprio valore in guerra si sono prestate nelle scorse ore alla causa, scavando forsennatamente fra i detriti con le proprie stesse protesi o mantenendosi in equilibrio sull’unica gamba rimasta pur d’aiutare i soccorsi. Se le scene viste in quelle ore hanno saputo toccare le corde più profonde del mondo civile, non si può dire altrettanto riguardo chi ha causato tutto questo dolore o sa addirittura mostrarsene indifferente, ostentando perfino una certa sicumera.

Mentre Narendra Modi abbracciava a Mosca il criminale che ha ordinato lo sterminio e la deportazione di migliaia di bambini ucraini, le Forze armate russe bombardavano infatti anche ieri altri poveri innocenti, intrappolandoli sotto le macerie di tre condomini di Kramatorsk. L’audio straziante dei video che ho ricevuto dai colleghi sul posto poch’istanti prima di consegnare questo articolo era nuovamente rotto dalle grida soffocate d’altri bambini sotto tonnellate di cemento fumante, mentre altre mani sanguinanti scavavano anche fra quelle rovine alla ricerca d’un sussulto.

Di Giorgio Provinciali

L’articolo Scavando fra le macerie di Okhmatdyt proviene da La Ragione.

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